La formazione continua. Evidenze e criticità.

I dati offerti dall’Ocse mostrano per l’Italia un quadro impietoso con riferimento alla formazione continua: per un verso l’Italia è in fondo alla classifica per il numero di ore pro capite di “non-formal education” e “job-related non-formal education”, per un altro verso vi è il pesantissimo dato, riscontrato anche nei progetti di ricerca svolti da OSR, per il quale  gli adulti con livelli d’istruzione più elevati hanno maggiori probabilità di avere esperienze di apprendimento formali e non formali rispetto a quelli in possesso di livelli di istruzione più bassi. Dunque il principio della spirale positiva dell’empowerment sembra essere vero solo per chi è già “empowered” (ovvero individui già dotati di un ricco bagaglio culturale e probabilmente più motivati verso la manutenzione o l’aggiornamento delle proprie competenze). Quest’ultima evidenza richiama un problema ben preciso: il sistema di life long learning non può (e non deve, poiché non è tale la sua finalità) sopperire alle carenze di equità nell’accesso e nel conseguimento dei titoli di studio nel sistema educativo/scolastico. Il sistema di formazione continua (se di sistema si può parlare in Italia) non può svolgere la funzione di compensatory education perché le sue finalità, i suoi tempi, i suoi canali di finanziamento e le caratteristiche socio-demografiche dei fruitori sono diverse da quelle del sistema di istruzione.

A cura di Orazio Giancola

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