La sicurezza e la tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro è da molti anni al centro del dibattito e dell’attenzione della Parti sociali. Ruolo fondamentale è stato rivestito dal sindacato che nel tempo ha moltiplicato i suoi sforzi affinché ci fosse da parte di tutti gli attori coinvolti la massima attenzione al tema. Grazie a questa costante azione sindacale, il nostro Paese ha potuto compiere dei passi significativi negli ultimi anni, come dimostrano i dati pubblicati dall’Inail a Marzo del 2012 nel rapporto annuale sugli infortuni; che rileva nell’anno 2011 un calo di circa il 6% degli infortuni anche di natura mortale. Questi risultati devono rappresentare il punto di avvio, e non certo esaustivo di quanto ancora c’è da proporre e fare in tema di sicurezza soprattutto a favori dei lavoratori cosiddetti flessibili. Nello specifico infatti, i dati ci dicono che i lavoratori in somministrazione sono esposti ad un maggiore rischio infortunistico rispetto a quelli cosiddetti stabili, rischio che cresce ulteriormente se i lavoratori in questioni sono anche immigrati. Tali lavoratori, infatti, spesso in situazioni di precarietà, discontinuità e urgenza di soluzioni lavorative sono disposti ad accettare di svolgere le mansioni più pericolose avendo poca dimestichezza con le attrezzature di lavoro e scarsa conoscenza ed informazione dei pericoli nei processi e nei prodotti lavorati. Se aggiungiamo inoltre che non sono beneficiari di percorsi formativi specifici e nel caso in cui lo siano hanno difficoltà di comprensione a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, la situazione diventa oltremodo critica.
La ricerca è stata commissionata da Ebitemp nell’ambito del progetto Immigrati e sicurezza nella somministrazione.






