Retorica e gestione della sicurezza. Arretratezze e possibilità.

La complessa evoluzione della normativa che tentava di definire, nel 1994, un nuovo assetto in cui Istituzioni, datori di lavoro e lavoratori trovassero coerenza e tutela generale, è lì a dimostrare ritardi, sovrapposizioni e spesso compromessi capaci di contraddire gli stessi principi generali messi a fondamento delle norme. Lo ricorda e dimostra molto bene Massera con i richiami alla competenza legislativa concorrente o con l’anomalia della micro impresa più diffusa, più luogo di infortuni e però più derogata, in materia di salute e sicurezza, di tutta Europa. Ma la vera anomalia, forse, dovremmo proprio rintracciarla ed affrontarla sul terreno dell’assetto dimensionale delle nostre aziende e della caratura professionale dell’imprenditoria che la rappresenta e guida. Quel 91% degli infortuni mortali che avvengono in aziende fino a 15 dipendenti (86,2% fino a 9 dip.), rappresenta il 95% delle aziende italiane e poco meno del 60% di tutti i lavoratori dipendenti. Nessun Paese al mondo può far convivere questo numero impressionante di datori di lavoro (e di “aziende”) con un livello di competenza manageriale, organizzativa, tecnica (e formativa, amministrativo-fiscale, ecc.) appropriato.

A cura di Para Celso

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